Cos’è la dipendenza da smartphone, come si supera e cosa sapere su questa problematica così attuale che colpisce tutti.
Al giorno d’oggi lo smartphone è sempre con noi. Lo usiamo nella sua funzione classica e corretta, ossia quella di telefonare, ma anche come collegamento con il resto del mondo tramite i social. È il nostro fido compagno di viaggio grazie alla funzione “Mappe” che ci portano ovunque vogliamo, è un mezzo per sbirciare la vita dei personaggi famosi e anche quella dei nostri amici e conoscenti.
Possiamo definire il nostro smartphone, con le relative applicazioni che lo completano, una sorta di porta sul mondo che, in pochi istanti, ci permette di avere sottomano tutto quello che vogliamo.
Non è così difficile quindi pensare che, da questo oggetto, possano anche derivare alcune complicazioni e soprattutto, alcuni usi negativi. Essere dipendenti dallo smartphone oggi non è così improbabile, anzi. E non succede per forza solo ai ragazzi più giovani. Anche gli adulti ne sono vittima. Basti pensare al fatto che al mattino, appena svegli, la maggior parte di noi prende in mano il telefono per controllare se qualcuno ha scritto nella notte o per fare un rapido check di quello che è successo nel mondo. Vediamo allora come identificare una dipendenza da smartphone e come provare a liberarsene.
Come nasce e cos’è la dipendenza da smartphone
Sarà capitato a tutti, almeno una volta, di ritrovarsi seduti sul divano o nel letto a fare scroll senza un reale motivo sul proprio smartphone navigando sui principali social. Una marea di contenuti si susseguono uno dopo l’altro, incatenando lo sguardo e l’attenzione su quel mondo che in pochissimi istanti riesce a darci una marea di stimoli nuovi.
Ed è proprio questo che, in qualche modo, crea una dipendenza. Il fatto che facendo scroll il nostro cervello riceve continue dosi di emozioni e stimoli e appena ci fermiamo è come se andassimo in astinenza. La curiosità, la voglia di sapere, l’eccitazione del “chissà cosa vedrò dopo”, anche se in modo inconscio, ci tiene bloccati lì, a guardare lo schermo, ghiotti di nuove informazioni.
Secondo gli scienziati la dipendenza da smartphone può oggi essere considerata una vero e proprio disturbo ossessivo chiamato “Nomofobia”, termine che deriva dall’espressione anglosassone “No Mobile Phobia” . L’ansia di non essere raggiungibili, ad esempio, è un altro effetto negativo derivante dall’utilizzo costante dei cellulari. Chi ha bassa autostima e qualche problema relazionale si aggrappa disperatamente al telefono. Utilizzare i social porta da una parte all’isolamento, dall’altro alla finta credenza di essere sempre circondato da persone. La maggior parte degli utenti così, in situazioni dove il telefono non prende, oppure la batteria sta per finire, vanno in ansia.
Sintomi e rimedi per la nomofobia: ecco qualche consiglio utile
I modi per capire se si è dipendenti dal cellulare sono svariati. Se dobbiamo fare un’analisi su noi stessi la prima cosa da fare è essere onesti e analizzare se, senza cellulare a portata di mano, abbiamo ansia, insicurezza, agitazione. I sintomi poi di una dipendenza sono abbastanza semplici da riconoscere perché vedono il soggetto sempre con il telefono a portata di mano. Lo tiene sempre vicino e lo utilizza anche in situazioni potenzialmente pericolose come alla guida o camminando per strada. Altro elemento che ci permette di capire se c’è una dipendenza è il fatto che il soggetto porta sempre con sé il caricabatterie ed evita quei luoghi dove magari non c’è campo. Attenzione poi alla mania di sbloccare continuamente il telefono per controllare se ci si è persi qualche notifica.
Per cercare di liberarsi dalla dipendenza da smartphone, al di là dei metodi fai da te di cui vi parleremo in seguito, sicuramente appoggiarsi ad un terapeuta e ad una serie di professionisti del settore è la cosa più giusta da fare. Uno primo step per cercare di “guarire” da questa dipendenza potrebbe essere quello di imporsi di non usare il telefono in un preciso momento della giornata, oppure in determinati luoghi della casa. Come a voler creare una safe zone. Anche installare un’app da monitorare la sera per vedere quanto tempo effettivamente abbiamo passato con il telefono in mano può essere utile per fare un “bagno di realtà” e rendersi conto se stiamo esagerando oppure no.