Si discute molto in merito a una proposta del tutto nuova, il divieto dell’uso dello smartphone sotto ai 13 anni. Ecco cosa sta succedendo
Nel giro di dieci anni, l’età media in cui un bambino riceve il suo primo cellulare si è abbassata drasticamente. Se prima era il classico regalo della cresima, quindi intorno ai 12 anni, oggi invece già alle elementari i bambini possiedono uno smartphone, solitamente alla moda e con l’accesso a internet. Il confronto con i coetanei è forte a quell’età e non darlo ai propri figli è una scelta significativa e anche coraggiosa, da un certo punto di vista.
Proprio per cercare di limitare i potenziali rischi che corrono i bambini e i ragazzi quando navigano in internet e per agevolare attività più costruttive per la loro età, in una zona d’Italia si è alzata una proposta controcorrente, che vuole vietare l’uso degli smartphone sotto ai 13 anni. Ecco chi l’ha alzata, con quali motivazioni e soprattutto com’è stata recepita da bambini e genitori.
In Veneto, alcune famiglie si sono riunite e hanno dato vita a un movimento che si caratterizza per un’idea comune: la volontà di proibire lo smartphone ai propri figli fino almeno alla seconda media. Il progetto non è nuovo ed è già stato sperimentato nel comune di Ponte nelle Alpi, sempre in Veneto, due anni fa. Al momento, il 95% degli studenti possiede uno smartphone e lo usa; secondo Alex Fagro, uno dei genitori dell’associazione, associarsi tra famiglie ed avere lo stesso orientamento in merito a questo divieto può aiutare i ragazzi a non subire il confronto e a non essere isolati.
Al momento le famiglie aderenti sono già 50 e, all’atto dell’iscrizione, hanno formato un patto in cinque punti, tra i quali si legge anche il divieto di consegnare uno smartphone ai figli prima della seconda media. A sostenerli c’è anche il sindaco di Ponte nelle Alpi Paolo Vendramini: “Nessuno dice che non si possano usare gli smartphone, ma un uso intensivo veicola messaggi sbagliati: a quell’età è bene che si concentrino su altro, come lo sport“.
Se da un lato la missione è positiva per molte famiglie, dall’altro tante altre credono che imporre il divieto sia il modo perfetto per suscitare la curiosità e generare nei ragazzi la voglia di usarlo in segreto, approfittando magari di quello degli amici. La strada migliore, per chi critica questo approccio, è quella dell’educazione attiva all’uso degli smartphone e dei rischi ad esso connessi.
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