Un barbecue può talvolta sfociare in polemiche (anche legali) con i vicini di casa: facciamo chiarezza quindi sulle leggi in proposito.
Nei film made in Usa è praticamente un cult: il barbecue è il principe di tante festicciole che le famiglie del Nuovo Continente sono solite organizzare in giardino. In Italia, coloro che hanno lo spazio necessario possono concedersi questo sfizio, ma fino ad un certo punto. Ci riferiamo al fatto che qualche vicino di casa potrebbe avere da ridire sul fumo emesso dai cibi sulla griglia che potrebbe penetrare attraverso le finestre della sua casa.
Nella migliore delle ipotesi il battibecco si risolve aggiungendo qualche posto in più a tavola per il dirimpettaio e relativa famiglia, ma non sono rari casi in cui tali querelle finiscono in tribunale. Come regolarsi allora per evitare che un momento di relax termini sulla scrivania di un Giudice di Pace? Esiste una legge che stabilisce i limiti da non oltrepassare quando si fa una grigliata? Certo che sì.
Il nostro codice civile sancisce che non è possibile impedire le propagazioni di fumo o di calore dal fondo del vicino “se non superano la normale tollerabilità, avuto anche riguardo alla condizione dei luoghi”. Via libera dunque alle grigliate? In teoria sì, ma chi definisce con esattezza la soglia della “normale tollerabilità”?
Norme e limiti del Barbecue: quando e come è consentito farlo
Bisogna riconoscere che sulla questione la legge mostra di avere più orientamenti. Nel caso, ad esempio, di un Giudice di Pace di Torino, il limite della “normale tollerabilità” verrebbe superato nel momento in cui il fumo della grigliata è “in grado di provocare un sensibile disturbo e disagio in un’abitazione privata e di contribuire a deprimervi la qualità della vita”. La Corte di Cassazione ha aggiunto che è obbligatorio attuare tutti gli accorgimenti necessari per non superare i limiti e quelli previsti dalle “specifiche normative” ovvero il regolamento comunale o condominiale.
Visto che il concetto di “tollerabilità” è alquanto relativo e non esistono strumenti per misurarla, a chi bisogna ricorrere per stabilire se c’è una violazione delle legge? La Suprema Corte stabilisce che, non potendo basarsi su nessuna perizia, il giudice debba prendere in considerazione “le dichiarazioni testimoniali di coloro che siano in grado riferire caratteristiche ed effetti delle emissioni, quando tali dichiarazioni non si risolvano nell’espressione di valutazioni meramente soggettive o di giudizi di natura tecnica, ma si limitino a riferire quanto oggettivamente percepito dai dichiaranti medesimi”.
In pratica, basta chiedere ai vicini. Nel caso in cui questi dovessero lamentarsi, puoi sempre giocarti la carta dell’invito alla grigliata e offrirgli anche da bere.