Il mondo dei social, più in generale quello internet, rimpicciolisce ancora di più la già sottile linea rossa fra una verità o un fatto realmente accaduto e le fake news.
Un vespaio di polemiche ha travolto il nostro Paese per una foto diventata virale che raffigurava una montagna di pane ammassata in dei secchi della immondezza. Il nostro Paese non eccelle certo per essere ligio al dovere in tema di sprechi alimentari, ma nessuno ci può accusare di avere una “determinata mentalità: meglio buttare che aiutare a chi ha di bisogno” proprio come scritto su quel post diventato virale. Questo per due ordini di motivi.
Il primo è oggettivo, figlio di dati ufficiale dell’autorevole Osservatorio Waste Watcher International, promossa dalla campagna Spreco Zero in sinergia con l’Università di Bologna e IPSOS, per la Giornata Mondiale (dello scorso 5 febbraio) di Prevenzione dello spreco alimentare. L’Italia è stata oggetto di studio insieme ad altri otto Paesi. Ed ha piacevolmente sorpreso. E’ diminuito infatti lo spreco di cibo nelle case degli italiani. Non sarà tutto rose e fiori, per carità, ma lo spreco alimentare nel Belpaese ha incassato un positivo -12%, rispetto allo scorso anno. Più di un italiano su tre (il 35%) ha tagliato gli sprechi adottando a casa soluzioni per salvare il cibo e recuperare quello che resta a tavola. Certo, non saremo ai livelli della Francia, la nazionale top dove si spreca meno cibo, o di Sudafrica e Giappone, ma non siamo minimamente paragonabili agli Stati Uniti, il peggiore per distacco rispetto a Spagna, Germania, Regno Unito e Brasile, Giappone.
Anche il secondo motivo è oggettivo. Ancora di più rispetto a dei numeri comunque chiari. Già perché quella foto diventata virale con tanto di j’accuse nei confronti del nostro Paese, è semplicemente falsa. Una fake news in piena regola. Quella foto in primis è stata scattate nell’ormai 2016 e riguarda l’omonimo negozio della nota imprenditrice Cathy Goedert. Quest’ultimo aprì una catena di negozi alimentari in Lussemburgo, con tanto di ristorante nel 2014, per poi chiuderla quattro annui dopo. Fu proprio lei, secondo la stampa locale, a finire in un vespaio di polemiche per quella foto, postata per la prima volta quattro anni fa, su Facebook.
Cathy ha provato a giustificarsi spiegando che i pani erano stati destinati all’esposizione e comunque non erano commestibili. Strano il destino, al suo posto aprì Cocottes, che si sbrigò in fretta e furia ad annunciare che ogni giorno i prodotti invenduti sarebbero stati raccolti dalla Croce Rossa lussemburghese e da Inter-Azioni per famiglie e persone bisognose.
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