Demenza, questi errori possono essere determinanti: se lo fai il rischio aumenta

Continua ad aumentare il numero di persone affette da demenza. Ecco i nuovi fattori di rischio sui quali è fondamentale intervenire. 

Prevenire è meglio che curare, recita il vecchio adagio. Vale anche per il rischio demenza. Una malattia che può presentarsi in tante forme diverse (l’Alzheimer è la più frequente) e per la quale, purtroppo, al momento non esistono terapie efficaci. Dunque la prevenzione, più che la diagnosi precoce, è l’arma più efficace a nostra disposizione per evitare o almeno rimandare l’insorgere della patologia neurodegenerativa.

Demenza rischio - CrMag.it / AnsaFoto
Demenza rischio – CrMag.it / AnsaFoto

Nel concreto, si tratta di tenere sotto controllo i fattori di rischio. Già questo, studi e statistiche alla mano, consentirebbe di evitare almeno 4 diagnosi su 10. Lo hanno ribadito i 28 componenti della commissione dell’autorevole rivista The Lancet nel fornire le linee guida per la prevenzione e la cura delle demenze che colpiscono quasi 50 milioni di persone nel mondo (ma le stime parlano di 150 milioni di malati entro il 2050).

I comportamenti sbagliati che possono favorire l’insorgere della demenza

L’obiettivo dei medici e dei ricercatori alle prese con questa malattia di evitare 40 milioni di nuove diagnosi di qui alla metà del secolo. In che modo? Monitorando e facendo di tutto per neutralizzare l’ipertensione, l’ipoacusia (riduzione o perdita del senso dell’udito), il fumo di sigaretta, la sedentarietà, l’obesità (specie se in presenza di diabete), la scarsa istruzione. La prevenzione di queste condizioni deve iniziare il prima possibile, sgombrando il campo dal vecchio mito secondo cui il problema riguarda solo gli anziani.

Rischio di demenza - CrMag.it / AnsaFoto
Rischio di demenza – CrMag.it / AnsaFoto

Con qualche importante novità, aggiunta proprio dagli esperti di The Lancet, che fa allungare la lista dei fattori di rischio da 9 a 12: anche il consumo di alcol, un ambiente con un marcato inquinamento atmosferico e l’aver subìto traumi cerebrali possono favorire l’insorgere di una malattia neurodegenerativa. Non a caso in diversi Paesi occidentali (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia) un lieve miglioramento degli stili di vita ha contribuito negli ultimi anni a ridurre il numero di nuove diagnosi, mentre negli Stati più poveri accade il contrario (e proprio lì secondo le previsioni si registreranno i due terzi dei casi di malattia entro il 2050). E a complicare il tutto, poi, c’è il rischio sanitario a cui sono esposte le persone affette da demenza dopo la pandemia di Covid-19.

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