In un periodo di crisi economica, le misure a sostegno dei lavoratori sono una manna dal cielo. Ecco tutto quello che c’è da sapere sul trattamento integrativo sui redditi
Stando agli annunci della politica, mettere più soldi nelle tasche degli italiani è una priorità. Soprattutto in una fase del genere, in cui l’inflazione galoppa e il potere d’acquisto dei cittadini, che siano dipendenti pubblici o autonomi, si sta abbassando sempre di più. E assai pericolosamente. Oggi vi parleremo del trattamento integrativo sui redditi da lavoro indipendente, che, in un momento come questo, per qualcuno può essere una vera e propria manna dal cielo. Ecco chi ne ha diritto.
Un recente studio della Cgia di Mestre (una bibbia, quando si parla di economia in Italia), con l’innalzamento della flat tax fino a 85 mila euro di fatturato, gli autonomi continuano a pagare più tasse dei lavoratori dipendenti. Solo nella fascia di reddito tra i 60 e i 65 mila euro, le partite Iva che godranno della “tassa piatta” pagano meno. In tutte le altre comparazioni, vale a dire tra 10 e 55 mila euro, gli autonomi pagano sempre molto più di impiegati e operai, con punte tra i 3.760 e i 3.875 euro all’anno nella fascia tra i 25 e i 30 mila euro. Prelievo aggiuntivo che sale attorno ai 4.200 euro con redditi tra i 15 e i 20 mila euro.
Prima di ragionare sul trattamento integrativo sui redditi va specificato che ai fini del calcolo del reddito da prendere a riferimento non si considerano il reddito dell’abitazione principale e delle relative pertinenze e il TFR. Si considerano invece i redditi da cedolare secca. Andiamo a vedere allora, nel dettaglio, importi e a chi spetta questa misura.
Il trattamento integrativo sui redditi da lavoro dipendente e assimilati è una somma riconosciuta annualmente ai lavoratori dipendenti, di importo pari a 600 per il 2020 e 1.200 dal 2021. Dal 2020 ha sostituito il bonus Renzi (rimasto operativo fino alle operazioni di conguaglio 2020).
Diamo quindi qualche cifra sul trattamento integrativo annuo per i redditi fino a 28mila euro: 600 euro da luglio 2020 fino a dicembre 2020; 1.200 euro da gennaio 2021. Possibile anche una detrazione per i redditi tra 28.001 e 40.000 euro corrispondente a 480 euro da luglio 2020. Nel caso di redditi compresi tra 28.000 euro e 35.000 euro, l’importo di 480 euro è aumentato del prodotto tra 120 euro e l’importo corrispondente al rapporto tra 35.000 euro, diminuito del reddito complessivo percepito e 7.000 euro. Nel caso di redditi compresi tra 35.000 euro e 40.000 euro, la detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 40.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e l’importo di 5.000 euro.
In definitiva, potranno beneficiare del trattamento integrativo sui redditi i lavoratori dipendenti e assimilati (inclusi i borsisti, gli stagisti, i lavoratori socialmente utili, gli amministratori, i sindaci e i revisori di società, i collaboratori di giornali e riviste). Esclusi, invece, i lavoratori autonomi e i pensionati, così come gli incapienti. Questi ultimi “salvi” solo se tale incapienza non sia stata determinata dal fatto che il lavoratore usufruisca degli ammortizzatori sociali e dei congedi parentali speciali introdotti per l’emergenza Covid-19.
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