Il tumore al seno continua a fare paura, nonostante sia cresciuto il numero delle donne che sono riuscite a sconfiggerlo. I progress della medicina anche in questo ambito si sono rivelati fondamentali.
Sottoporsi a controlli regolari, ecografia e mammografia (in alcuni casi entrambi per togliere eventuali dubbi) rappresenta il modo migliore in un’ottica di prevenzione contro il tumore al seno. Se il problema viene diagnosticato precocemente aumentano le possibilità di arrivare a una guarigione completa, anzi in alcuni casi non risulta necessario nemmeno sottoporsi a una terapia. Quando questa risulta inevitabile non ci si deve comunque abbattere, ma affidarsi alla medicina, che in questo ambito ha fatto passi da gigante.
Il tumore al seno ora può essere risolto
I numeri sono spesso lo strumento migliore per comprendere la portata di un problema, cosa valida anche in ambito medico. Ogni anno, infatti, si contano più di 50 mila diagnosi di tumore al seno, che rappresenta il 30.3% di tutti i tumori che colpiscono le donne e il 14,6% di tutti i tumori diagnosticati in Italia.
L’incidenza risulta essere in leggera crescita, soprattutto tra le più giovani, per questo sarebbe un errore pensare che possa insorgere solo quando non si è più giovanissime e per questo trascurare i controlli. Fortunatamente, si registra un calo della mortalità, anche se continua a essere la principale cuasa di morte tra le appartenenti al sesso femminile.
Il rischio di ammalarsi aumenta comunque con l’età, oltre alla genetica; spesso chi si ammala ha un parente che ha affrontato lo stesso problema tempo prima. Le stime parlano chiaro: tra il 5 e il 7% delle persone che lo hanno avuto potrebbe averlo ereditato da una mamma o una nonna. Tra gli altri fattori che non dovrebbero essere trascurati ci sono un primo ciclo mestruale precoce (prima dei 12 anni) o una menopausa tardiva (dopo i 55 anni), ma anche l’assenza di gravidanze. Questo non deve creare allarmismo, ma spingere a un’attenzione in più, soprattutto se dovessero emergere eventuali segnali che possono fare pensare a un cancro.
A volte la chemioterapia è indispensabile
Il numero di donne che sono guarite da un tumore al seno, come detto, è in crescita. Aderire ai programmi di screening organizzati in tutta Italia è fondamentale, ma lo sono anche altri fattori che possono essere trascurati. Allattare un figlio aiuta a combattere il tumore del seno, perché l’allattamento consente alla cellula del seno di completare la propria maturazione e quindi di essere più resistente a eventuali trasformazioni neoplastiche.
Se però il cancro è stato contratto, è quasi inevitabile sottoporsi a un intervento chirurgico. Solo successivamente dall’analisi del tessuto prelevato si può capire se sia necessario sottoporsi ad altre terapie, nella maggior parte dei casi chemioterapia e radioterapia. È però soprattutto la prima quella che fa più paura alle donne visto che comporta spesso la perdita dei capelli, ritenuta un elemento di femminilità. Questa può però avere anche altri effetti collaterali che tendono a essere trascurati.
Sostanze come le arantacicline e la doxorubricina sono tra i chemioterapici più efficaci, ma che possono provocare effetti negativi sul cuore, oltre a insufficienza cardiaca. Non è comunque possibile fare niente in ottica preventiva, ma anche in questo caso è la ricerca scientifica a venirci in aiuto.
I risultati di una ricerca effettuata a Boston fanno però ben sperare. Uno studio effettuato sui topi ha messo in evidenza come la somministrazione di antralcine possa servire a proteggere il muscolo cardiaco. Questa potrebbe quindi servire non solo a individuare precocemente il cancro, ma anche a combattere la comparsa di eventuali effetti collaterali certamente poco piacevoli.