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Attualità

Spid, sarà davvero “spento”? Ecco la verità dopo tante polemiche

Lo SPID è l’acronimo che sta per Sistema Pubblico di Identità Digitale e che garantisce a tutti i cittadini e le imprese un accesso unico ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione

E’ una delle tante polemiche di queste settimane. Prima il tetto sul contante, poi l’ipotesi di sanzioni sul pos. Le idee e i provvedimenti più divisivi del neonato Governo presieduto da Giorgia Meloni sono sui temi economici. Oggi si fa un gran parlare dello Spid. Cosa accadrà? Sarà abolito, come si paventa da più parti? Facciamo chiarezza.

Spid- Crmag.it

Lo SPID è l’acronimo che sta per Sistema Pubblico di Identità Digitale e che garantisce a tutti i cittadini e le imprese un accesso unico ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione e dei soggetti privati aderenti. Lo SPID permette ai cittadini di accedere ai servizi online delle Pubbliche Amministrazioni e dei soggetti privati con un’unica Identità Digitale.

L’identità SPID è rilasciata dai Gestori di Identità digitale (Identity Provider – IdP), soggetti privati accreditati da AgID che, nel rispetto delle regole emesse dall’Agenzia, forniscono le identità digitali e gestiscono l’autenticazione degli utenti. Si può richiedere l’identità SPID al gestore che si preferisce e che più si adatta alle esigenze. Il gestore, dopo aver verificato i dati, emette l’identità digitale, rilasciando le credenziali. Nel novembre 2019 tutti i Gestori di Identità digitale si sono impegnati a fornire per sempre le credenziali SPID di livello 1 e 2 ai cittadini gratuitamente.

Per attivarlo, oltre ad un documento di identità valido, serve anche la tessera sanitaria. Per molti, si tratta di uno strumento prezioso per allineare l’Italia al resto dell’Europa. E anche per proteggere la nostra identità da truffe e altri problemi molto fastidiosi. Per altri, invece, un orpello che appesantisce la macchina burocratica, che nel nostro Paese fatica già abbastanza.

Lo Spid sarà cancellato?

Le ultime settimane, dunque, hanno fatto nascere anche questa polemica. Il Governo Meloni, stando a quanto è trapelato, avrebbe intenzione di spegnere o, almeno, di rimodulare e limitare molto le funzioni dello Spid. Questo sempre in quell’ottica di sburocratizzazione che sembra essere una stella polare del centrodestra.

Dal canto loro, invece, le opposizioni accusano la maggioranza di rituffare l’Italia in una arretratezza digitale che, invece, è fondamentale per l’Europa che ha elargito, sta elargendo e dovrà elargire, i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Cosa accadrà, dunque? Proviamo a capirlo.

In una lettera aperta inviata al Corriere della Sera, il sottosegretario all’Innovazione tecnologica, Alessandro Butti, ha scritto. “Abbiamo un’idea definita: non vogliamo eliminare l’identità digitale, ma averne solamente una, nazionale e gestita dallo Stato (proprio come quella che gli italiani portano nel loro portafogli dal 1931)”. Affermazioni che sembrano una “marcia indietro”, almeno parziale. Era stato, infatti, lo stesso Butti, alla festa per il decennale della nascita di Fratelli d’Italia, a lanciare l’idea che era risuonata come un monito.

Spid (Ansa)

L’idea del Governo è quella di affidare i compiti dello Spid alla Carta d’Identità Elettronica, che è un’identità digitale equivalente e, secondo l’esecutivo, sotto diversi profili migliore rispetto allo SPID. Oggi, tuttavia, la CIE sconta tre limiti. Anzitutto i lunghi tempi di rilascio (diversi da Comune a Comune). Per ottenerla, inoltre, i cittadini devono pagare 16,79 euro e recarsi fisicamente presso un ufficio comunale. La CIE è ancora poco usabile da Pc e smartphone, perché richiede un lettore smartcard da collegare, o uno smartphone con lettore RFC (per intenderci, quello che possiamo usare al posto della carta di credito).

Ma anche all’interno della maggioranza, le idee sono variegate. Per il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo lo Spid è un “patrimonio da salvaguardare, gli italiani lo hanno eletto come un importante sistema di identità digitale e non si può smontare con superficialità”.

Lo afferma in una intervista alla Stampa. Il governo, quindi, deve puntare a “migliorare i servizi”,. “Lo Spid è il sistema più diffuso, utilizzato da 33 milioni di cittadini, perché consente di accedere in modo facile a una molteplicità di servizi online – ha proseguito – Poter fruire di servizi digitali all’avanguardia è un diritto. Non possiamo chiedere ai cittadini di costruire nuovi rapporti con la pubblica amministrazione e poi tornare indietro”. Quindi lo Spid non sarà “spento”? Difficile, in questo momento, rispondere con certezza a tale domanda.

Claudio Rossi

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