Il tema delle pensioni è uno dei più discussi della nuova Legge di Bilancio. Dopo aver annunciato l’aumento previsto per il prossimo anno, il Governo ha deciso di rimandare quanto promesso.
Uno dei temi più discussi della nuova Legge di Bilancio è sicuramente quello delle pensioni. Il Governo, negli scorsi mesi, ha annunciato di essere intenzionato ad aumentare l’assegno del 7,3%. Ora, da parte dello Stato, arriva un ripensamento: a quanto pare, i pensionati percepiranno meno di quanto promesso.
Non mancano le polemiche e le opinioni contrastanti all’interno dello stesso Governo. Secondo quanto dichiarato dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, l’aumento delle pensioni è stato rimandato a data da definirsi. Mentre il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha dichiarato che gli assegni verranno adeguati all’aumento dei costi che stiamo affrontando tutti per via della costante inflazione.
Il dietrofront del Governo e il peso dell’inflazione
La fine dell’anno si avvicina, insieme al termine di presentazione della nuova Legge di Bilancio. In un momento così delicato, il Governo sembrerebbe aver deciso di fare dietrofront in tema pensioni e di rimandare l’aumento che era stato promesso negli scorsi mesi.
In base a quanto dichiarato precedentemente, avremmo dovuto assistere ad un aumento degli importi relativi agli assegni pensionistici del 7,3% con un passaggio delle pensioni minime da 574 a 600 euro. Attualmente, il Governo è al lavoro per trovare una soluzione che consenta di mettere da parte la Legge Fornero e lanciare la tanto attesa riforma del sistema previdenziale. Tutto ciò dovrebbe accadere entro il prossimo autunno, in modo da avere un aumento delle pensioni nel 2024.
Per il momento, si continua a puntare sulle misura della Quota 41 secca – che non vede limiti relativi all’età anagrafica degli interessati. Forza Italia si è fatta sentire, insistendo sull’intenzione di portare un aumento degli assegni pensionistici già a partire dall’inizio del prossimo anno facendo passare le pensioni di alcune categorie di over 70 da 570 a 600 euro.
Manca, però, un piano concreto per poter realizzare tale iniziativa. Nel frattempo, l’inflazione pesa sempre di più sia sui cittadini che sul Governo. In base alle previsioni, nel 2023 ci sarà un’impennata dell’8,1%. Nel 2024, invece, si sarà un leggerissimo calo e l’inflazione raggiungerà il 7,5%.
Cosa succederà alle pensioni nel 2023
Cosa dovranno aspettarsi i pensionati nel 2023? Riprendendo il sistema delle sei fasce previsto dal Governo, chi percepisce un assegno minimo vedrà un aumento di circa 8 euro con un incremento pari all’8,8% (e non del 7,3%, come dichiarato non molto tempo fa dal Ministero dell’Economia).
Le pensioni medio-alte saranno meno fortunate e riceveranno incrementi inferiori. Il meccanismo di rivalutazione, infatti, prevede un calo drastico all’aumentare degli assegni percepiti. Mentre gli assegni minimi sono destinati a salire leggermente oltre i 570 euro nel 2023 e raggiungere i 580 nel 2024, le pensioni equivalenti ad almeno 4 volte il minimo (2.100 euro) subiranno decise limitazioni.
I tagli andranno di pari passo con l’aumentare degli importanti: a salire, saranno pari all’80%, al 55%, al 50%, al 40% e al 35% (quest’ultima ipotesi vale per gli assegni che superano di 10 volte il minimo). Così, per esempio, chi percepisce un assegno di 3.144 euro (ovvero 6 volte il minimo) avrà un recupero del 55%, equivalente al 4,01% in più.