La notizia diffusa negli scorsi giorni ha sorpreso tutti. Nonostante Telegram sia sempre stato molto attento alla privacy dei suoi utenti, recentemente la piattaforma ha condiviso i nomi e i numeri di cellulare di alcuni iscritti. Ecco che cosa sta succedendo.
La scelta di Telegram di diffondere i dati personali di alcuni suoi utenti ha sorpreso molto il web. La piattaforma, fondata nel 2013 dai fratelli Nikolaj e Pavel Durov, si è fatta strada diventando una delle applicazioni più scaricate e utilizzate al mondo. A pochi mesi dal suo lancio, ha conquistato milioni di users che l’apprezzano per la maggiore tutela nei confronti della loro privacy.
Gli iscritti possono avere conversazioni destinate a rimanere segrete, grazie all’utilizzo della crittografia end-to-end. Le chat, in questo modo, non vengono salvate sui server della piattaforma. La sicurezza delle conversazioni non è l’unico punto forte di Telegram. Il servizio ha un’ampia offerta di feature e può essere utilizzato anche come servizio di broadcasting.
Negli ultimi tempi l’applicazione ha registrato un’impennata del numero di utenti, molti dei quali hanno deciso di passare al servizio in risposta ai nuovi termini e condizioni della rivale WhatsApp. Telegram è stato prediletto per l’attenzione verso la tutela della privacy degli utenti, elemento che lo contraddistingue da altre piattaforme accusate di eccessiva ingerenza.
Tuttavia recentemente la piattaforma ha deciso di condividere, per la prima volta in assoluto, i dati personali di alcuni utenti. Vi chiederete il perché di tale decisione. L’ordine è arrivato da parte di un giudice al fine di ottenere informazioni relative ad un gruppo di iscritti. Questi ultimi sono stati accusati di distribuito, senza nessuna autorizzazione, contenuti protetti da copyright.
I fatti di cui vi stiamo per parlare sono accaduti in India, dove Telegram conta circa 150 milioni di users. Una insegnante ha scelto di intraprendere la via legale dopo aver scoperto che i materiali di studio realizzati da lei stessa erano stati messi in vendita, ad un prezzo scontato, sulla piattaforma.
Non si tratta certamente di una novità. La segretezza delle conversazioni garantita da Telegram, infatti, spesso viene sfruttata per lo scambio di quotidiani o riviste. In questo caso, però, ad essere diffusi sono stati diversi documenti scolastici, tramite alcuni canali. Il giudice, venendo a conoscenza dell’accaduto, ha sollecitato il servizio a diffondere i dati personali degli amministratori dei canali incriminati.
Nonostante le opposizioni e il fatto che Telegram abbia sede in Singapore (dove non esistono condanne del genere) la Corte di Nuova Delhi ha dato conferma a quanto richiesto dal giudice. Non ha tardato ad arrivare la risposta di Remi Vaughnm, portavoce del servizio che ha spiegato: “Telegram immagazzina un quantitativo di dati molto contenuto, in alcuni casi nessuno, a proposito dei suoi utenti”.
In molti casi, gli stessi operatori hanno difficoltà a risalire alle informazioni degli utenti. Malgrado ciò, la società ha dovuto rispettare la volontà del giudice fornendo nomi e numeri di cellulare degli amministratori, oltre che indirizzi IP dei canali sotto accusa.
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