Le truffe online e via sms sono sempre più comuni e insidiose. Sono tantissime le persone che, ogni anno, vengono raggirate dai malviventi. Ma cosa succede quando si prova a chiedere un rimborso alla propria banca?
Da quando il web è diventato un elemento fondamentale delle nostre vite, anche le truffe si sono spostate online. Tantissime persone ogni anno vengono raggirate tramite messaggi di malviventi che mirano ad ottenere i loro dati personali in modo da poterle derubare. Cosa succede quando una vittima si rivolge alla propria banca chiedendo di essere rimborsata?
In questi giorni è diventata virale la vicenda di Alessandra Massa, una psichiatra che lo scorso dicembre è stata contattata da un numero sospetto. La dottoressa è caduta nella trappola, come milioni di altre persone, e il suo conto corrente è stato ripulito. Così ha deciso di rivolgersi alla sua banca di fiducia.
La tecnica utilizzata per raggirare la dottoressa è conosciuta come smishing. Si tratta di una forma di phishing che si basa sul tentativo di un hacker di ottenere i dati privati dei malcapitati attraverso l’invio di un messaggio contente il link utilizzato proprio per truffare gli utenti.
L’obiettivo del malvivente è raggirare le sue vittime, spingendole a cliccare sul link. Gli hacker utilizzano strategie sempre più elaborate per le loro truffe. Sono in grado di venire a conoscenza delle informazioni base delle loro vittime (nome e cognome, per esempio) e contattarle facendo pensare agli utenti che si tratti proprio di un messaggio rivolto a loro.
Una volta aperto il link e inseriti i propri dati finanziari, personali o le credenziali di un account, i malcapitati si trovano con il conto in rosso o l’identità rubata. La protagonista della storia di cui vi stiamo per raccontare, la dottoressa Massa, ha ricevuto prima un sms e poi una chiamata da un numero sconosciuto.
Nel caso della dottoressa Massa gli hacker sono riusciti nel loro intento: hanno ottenuto i suoi dati bancari e in poco tempo hanno effettuato tre addebiti per un totale di 41.500 euro. In un’intervista, la psichiatra ha spiegato di essersi rivolta alla sua banca di fiducia (presso la quale teneva il suo conto corrente da più di 40 anni) in cerca di aiuto.
“Non ho trovato sostegno, solo la possibilità di avere un prestito ad un tasso molto elevato, pari al 10%” ha spiegato in un’intervista. La psichiatra ha deciso di affidarsi ad Adiconsum, che è intervenuto presentando ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario. Quest’ultimo ha riconosciuto il ricorso e, alla fine, la dottoressa ha finalmente ottenuto un rimborso.
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