Amazon è un marketplace fondato da Jeff Bezos che offre servizi di per il commercio elettronico. Sarà colpito duramente
Non è certamente un buon momento per Amazon. E, visti gli ultimi provvedimenti, interni ed esterni, potrebbe non esserlo anche per i suoi dipendenti. Come spesso accade, infatti, a farne le spese saranno le società. Ma anche i lavoratori. Ma il Governo italiano, presieduto da Giorgia Meloni, tira dritto. Ecco il provvedimento che cambierà tutto.
Amazon è un marketplace fondato da Jeff Bezos che offre servizi di per il commercio elettronico a chiunque voglia vendere un prodotto a clienti di tutto il mondo anche senza avere un’ecommerce. L’amministratore delegato di Amazon, Andy Jassy, ha annunciato in una comunicazione interna all’azienda che i licenziamenti continueranno anche nel 2023. La comunicazione arriva qualche giorno dopo la notizia che il gigante dell’e-commerce si prepara a cacciare 10.000 impiegati, in quello che potrebbe essere il maggior taglio nella storia della società pur rappresentando meno dell’1% della sua forza lavoro complessiva.
“L’economia rimane in una situazione difficile e noi abbiamo assunto rapidamente negli ultimi anni”, ha sottolineato Jassy senza tuttavia specificare l’entità o i tempi dei nuovi licenziamenti. Tuttavia, non è l’unico provvedimento che rischia di cambiare per sempre il colosso di Jeff Bezos. Ovviamente non mancano le polemiche politiche.
Il provvedimento del Governo Meloni su Amazon
L’Esecutivo, insediatosi da circa un mese, sta studiando quella che è già stata ribattezzata “Amazon tax”. Di cosa si tratta? Un tassa, evidentemente. Una tassa sulle consegne a domicilio. L’idea è frenare la circolazione di mezzi non ecologici e favorire invece il commercio di prossimità. Siamo ancora nell’ambito delle idee. Ma non mancano già le polemiche.
Il governo con la legge di bilancio annuncia l’intenzione di voler far pagare delle tasse a gruppi come Amazon, che pagano tra lo 0 e l’1% di imposte mentre ogni azienda, ogni artigiano, ogni commerciante paga il 30-40% di tasse.
“Studi realizzati dal politecnico di Milano in Italia e all’estero dimostrano che la consegna a casa, o in un punto di ritiro, tramite e-commerce consente è il 20% meno inquinante degli acquisti tradizionali”. E’ la risposta che Roberto Liscia, presidente di Netcomm, che riunisce le società di e-commerce italiane, dà all’ANSA sull’ipotesi di introduzione di una tassa verde sulle consegne a domicilio, la cosiddetta ‘Amazon Tax’. Per Liscia difficile differenziare chi consegna con auto inquinanti ma soprattutto “si rischia di penalizzare la competitività e l’export anche di piccole e piccolissime aziende”.
E, sebbene si tratti, al momento, solo di un’ipotesi, ovviamente dalla maggioranza si difende l’idea. “Capisco che movimenti politici strafinanziati da Soros non apprezzino una tassa che riguardi Amazon, ma la scelta del governo in questa direzione è giustissima.
Anzi, presenterò emendamenti per rafforzare questa scelta e per introdurre finalmente in Italia una vera e propria web tax” dichiara il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. “Per far pagare ad Amazon il 20-25% di tasse, non soltanto una parte delle imposte che dovrebbe versare. I giganti della rete rappresentano un’importante modernizzazione del sistema comunicativo e produttivo. Ma non possono essere esentasse, mentre ogni lavoratore, ogni famiglia, paga ingenti imposte alle casse pubbliche”.