La sindrome del reflusso gastroesofageo è caratterizzata dalla risalita patologica di materiale acido dallo stomaco all’esofago attraverso il cardias
Il reflusso gastroesofageo è un disturbo di cui soffrono milioni di italiani. Oggi vi daremo qualche indicazione per contrastarlo. Ovviamente si tratta di consigli che non possono in alcun modo sostituire il confronto con medici e specialisti. Anche perché, anche su questo punto, fortunatamente la ricerca va sempre avanti.
In maniera spicciola è detto “bruciore di stomaco”. Gambe in alto per scoprire il reflusso gastroesofageo. Sollevarle al paziente, mentre viene sottoposto a manometria esofagea ad alta risoluzione, migliora la diagnosi di uno dei disturbi più diffusi perché permette di aumentare la pressione endo-addominale mettendo sotto stress i meccanismi di protezione della barriera antireflusso.
A proporre il ‘trucco’, una “manovra semplice e rapida” che promette “un’accuratezza diagnostica eccellente”, è uno studio pubblicato su ‘Clinical Gastroenterology and Hepatology’ e nato da un’intuizione di Luigi Bonavina, responsabile dell’Unità di chirurgia generale e universitaria e del Centro esofago dell’Irccs Policlinico San Donato, e di Stefano Siboni, chirurgo della stessa unità.
La ricerca – riferiscono dal Gruppo San Donato – ha coinvolto 13 centri, di cui 6 europei, 5 americani e due asiatici, specializzati nella diagnosi e nel trattamento della malattia da reflusso gastroesofageo, con l’obiettivo di definire i valori anomali di pressione endo-esofagea rilevati in corso di manometria e indotti dalla manovra di sollevamento delle gambe denominata Slr (Straight Leg Raise).
Il lavoro ha permesso di accertare che la Slr è in grado di identificare nel 79% dei casi i pazienti con reflusso gastroesofageo e di escludere nell’85% dei casi le persone sane, dimostrando appunto “un’eccellente accuratezza diagnostica”.
E’ noto ormai da tempo che ogni aumento significativo della pressione endo-addominale dovuto alla gravidanza, all’obesità e ad altre cause (tosse, sforzi fisici, ginnastica addominale, sollevamento pesi, attività sessuale) può promuovere il reflusso gastroesofageo. Da qui l’idea di sollevare le gambe dei pazienti.
Cosa non fare e non mangiare per contrastare il reflusso
La sindrome del reflusso gastroesofageo è caratterizzata dalla risalita patologica di materiale acido dallo stomaco all’esofago attraverso il cardias, cioè la giunzione esofago-gastrica, ed è molto diffusa considerando che interessa circa il 30% della popolazione dei Paesi industrializzati, Italia compresa. Oltre a incidere negativamente sulla qualità di vita, il reflusso gastroesofageo predispone allo sviluppo di complicanze come l’esofagite e l’esofago di Barrett.
E essenziale per intervenire su fattori di rischio modificabili, come ad esempio l’alimentazione scorretta e il sovrappeso, e guidare la scelta della terapia medica per curare i sintomi e prevenire le complicanze. Ovviamente, i maggiori consigli riguardano l’alimentazione. Averne una alimentazione poco regolare ed esagerata di certo non aiuta.
Anzi. Il consiglio è quello di fare pasti frequenti, ma non abbondanti. Quindi no assoluto alle grandi abbuffate. Quindi, attenzione ad avere sempre un peso corporeo accettabile. Inoltre, il consiglio è di non sdraiarsi mai dopo i pasti, né quelli serali, né quelli diurni. Sdraiarsi, infatti, aiuta la formazione del reflusso.
Infine, per quanto concerne l’alimentazione più in senso stretto, da evitare assolutamente i cibi ricchi di grassi, salse e alimenti acidi. Qualche esempio? Cioccolato, menta, pomodori crudi, superalcolici, bibite gassate, peperoncino.
Molto indicati e consigliati, invece, i cibi magri e ricchi di proteine. Per esempio, frutti di mare, verdura fresca, cibi integrali e a basso contenuto di grassi, così come la frutta povera di acido citrico come meloni, pere, mele, banane e frutti di bosco.