Il fenomeno delle “bollette pazze” è decisamente diffuso nel nostro Paese e non può che mettere in allarme chi ne riceve una. In situazioni come queste è importante però non perdere la calma e capire se possa esserci stato un errore.
Si sente spesso parlare di “bollette pazze”, anche se molti potrebbero non avere le idee chiare su cosa si intenda con questa definizione. In genere ci si riferisce a quelle situazioni in cui le bollette hanno costi decisamente esorbitanti, che appaiono sproporzionate rispetto alle cifre che solitamente si pagano e i consumi che si presume siano stati fatti. In casi simili può essere normale farsi prendere dallo sconforto se non si sa come far fronte a una spesa così elevata.
Le “bollette pazze” possono fare paura a molti
In un periodo difficile come quello che stiamo vivendo diventa complesso per molte famiglie fare fronte a tutte le spese a causa degli aumenti che hanno coinvolto praticamente tutti i settori. In tanti si sono resi conto a fatto compiuto di come siano lievitati i costi anche degli alimenti che solitamente mettiamo sulla nostra tavola.
Non va particolarmente meglio per i costi dell’energia, che non riescono a essere attenuati nemmeno da parte di chi ha deciso di approfittare già dei vantaggi previsti dal mercato libero.
La preoccupazione sale però alle stelle da parte di chi riceve quelle che possono essere definite “bollette pazze”, ovvero quelle fatture con importi pari a decine di milioni di euro che raramente possono corrispondere ai consumi di una casa. In realtà, spesso si tratta di errori da parte dell’azienda fornitrice, ma è importante riuscire a dimostrarli se non si vuole andare incontro a conseguenze poco piacevoli.
Ora fortunatanatamente provare a uscirne quasi indenni è più semplice, mentre qualche tempo fa ci si ritrovava a dover far fronte a una procedura estenuante.
Il problema può essere risolto
Chi riceveva una o più bollette pazze fino a qualche tempo fa non poteva fare altro che segnalare la situazione al fornitore, ma spesso era costretto a rivolgersi a un avvocato per vedere tutelati i propri interessi, con conseguenti spese legali da sostenere. Non sono mancati i casi di consumatori che, stremati dalla trafila burocratica, finivano per pagare senza dimostrare di avere ragione.
La situazione è però cambiata grazie alla legge entrata in vigore a gennaio 2020: da allora chi si trova in questa situazione può fare una contestazione.
Il primo passo da compiere consiste in una lettera attenta della fattura per capire come si sia arrivati a determinare quell’importo e capire se il consumo derivi da un consumo reale, tramite lettura del contatore, o stimato. Nel primo caso, anche se dovesse risultare eccessivo rispetto al passato si dovrebbe controllare il contatore per capire se funziona correttamente. Questa operazione potrebbe portare a pensare anche che la cifra derivi da un malfunzionamento di un elettrodomestico ormai vecchio che, a lungo andare, finisce per essere un problema sul piano economico.
Una volta accertato l’errore, l’utente dovrebbe inviare (anche in modalità telematica) una dichiarazione con allegata la rispettiva documentazione in cui si certifica la condotta illegittima da parte del gestore.
Se l’autorità dovesse dare ragione al consumatore, sarà possibile ottenere non solo il rimborso degli importi indebitamente fatturati, ma anche il pagamento di una penale del 10% sull’importo contestato, che comunque non può essere inferiore a 100 euro. A quel punto si potrà decidere se ricevere l’indennizzo sotto forma di storno per le successive bollette o con un apposito versamento. In quest’ultimo caso l’operazione potrà avvenire non oltre i 15 giorni dall’accertamento.