Abbiamo dimenticato che la moneta euro, così come la conosciamo, presto scomparirà. E abbiamo pure una data. Ma non ce ne curiamo
Si fa un gran parlare dell’innalzamento del tetto sull’utilizzo del contante. E’ un annosa battaglia tra chi vorrebbe limitare l’uso del cash, a favore della moneta elettronica. E chi, invece, non ama la tracciabilità tout court. Ma, a prescindere da questo, abbiamo dimenticato che presto abbandoneremo la moneta euro così come la conosciamo. Ecco la data.
L’economia potrebbe non essersi inchiodata così come si pensava fino a qualche settimana fa. Aiutando la messa a punto della prossima manovra, su cui il governo ha aperto il confronto, con l’obiettivo di contrastare soprattutto il caro bollette, evitare la piena entrata in vigore della legge Fornero sulle pensioni. Ma anche per attuare alcune misure di bandiera del centrodestra come la soglia del contante e la stretta sul reddito di cittadinanza.
La soglia più alta del “tetto al contante”, pari a 5.000 euro, fissata per il 2010, coincide con il livello più basso di evasione fiscale mai registrato nello scorso decennio, pari a 83 miliardi di euro. Mentre il livello più alto di evasione, con picchi superiori a 109 miliardi, si è registrato nel periodo che va dal 2012 al 2014. Quando cioè la soglia massima per i pagamenti cash era stata abbassata a 1.000 euro. E’ quanto emerge da un’analisi del Centro studi di Unimpresa. Che sostiene che non è possibile individuare alcuna correlazione diretta tra l’andamento dell’evasione fiscale e l’evoluzione del cosiddetto “tetto al contante”.
Secondo l’analisi del Centro studi di Unimpresa, nel corso del decennio che va dal 2010 al 2019, la soglia massima per l’utilizzo del denaro contante ai fini del pagamento e delle transazioni commerciali è stata più volte oggetto di correzioni e modifiche. Nel 2010 si è registrato il livello più alto, quando il tetto al cash era a 5.000 euro, e proprio quell’anno l’evasione fiscale ha toccato la soglia più bassa con 83 miliardi successivi.
Negli anni successivi, la soglia per l’utilizzo del cash fu ulteriormente ridotta a 1.000 euro, ma i “furbetti delle tasse” non si sono intimiditi. Nel 2012 l’evasione fiscale è salita a 107,5 miliardi, nel 2013 ancora a 109,7 miliardi, nel 2014 era a 109,2 miliardi, nel 2015 a 106,1 miliardi. Poi, nel 2016, il tetto al contante è stato di nuovo alzato a 3.000 euro, ma questo fattore è rimasto una variabile indipendente rispetto all’evasione che quell’anno è rimasta stabile a 106,6 miliardi. Nel 2017 il totale del denaro sottratto all’erario era a 107,3 miliardi, nel 2018 a 102,3 miliardi e solo nel 2019 si è registrata una riduzione più apprezzabile a quota 99,2 miliardi.
Insomma, la discussione e la polemica sono innescate e ci accompagneranno per diverse settimane. Ma parlando di questo, abbiamo dimenticato che la moneta euro, così come la conosciamo, presto scomparirà. E abbiamo pure una data. Ma non ce ne curiamo.
E’ la moneta unica della discordia. Per qualcuno uno strumento utile, per altri ha ucciso le economie dei singoli Stati. La circolazione monetaria ebbe effettivamente inizio il 1º gennaio 2002 nei primi dodici Paesi che l’adottarono. Le ultime nazioni ad aver adottato la valuta sono state la Lettonia e la Lituania, rispettivamente il 1º gennaio 2014 e il 1º gennaio 2015.
Ma ora l’Euro così come la conosciamo sta per scomparire. La Banca Centrale Europea ha infatti stabilito che nel 2024 saranno ridisegnate tutte le banconote in euro. “Dopo vent’anni è tempo di aggiornare l’aspetto delle nostre banconote in modo che gli europei di tutte le età e origini possano identificarsi con esse” ha annunciato la presidente della BCE, Christine Lagarde.
Come saranno le nuove banconote? E’ ancora presto per scoprirlo, dato che sarà bandito concorso di progettazione per le nuove banconote: il processo di riprogettazione delle banconote andrà di pari passo con la nostra ricerca sull’euro digitale. Ma questa è solita polemica su contante e moneta elettronica.
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