La Naspi, l’identità di disoccupazione mensile, è provvidenziale per molti che possono utilizzarla per mantenersi in attesa di trovare un nuovo impiego. Il rischio che possa essere ridimensionata è però più che concreto.
La Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, meglio conosciuta come NASpi, nasce per essere un’indennità mensile di disoccupazione, istituita dall’articolo 1, decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22 ed è pensata per garantire un indennizzo mensile a chi ha perso il lavoro. Questa non viene percepita da chi decide di rescindere il contratto in essere, ma solo da chi non ottiene il rinnovo dal proprio datore di lavoro. Non scatta però in automatico, ma è necessario che la persona interessata a riceverla faccia opportuna domanda all’INPS.
La NASpi è fondamentale per chi perde il lavoro
Decidere di non rinnovare il contratto a un dipendente causa problemi non da poco a chi subisce la decisione, specialmente se ha una famiglia da mantenere. La situazione diventa ancora più grave in un periodo come quello attuale in cui diventa difficile riuscire a trovare un’altra azienda disposta ad assumere.
Sono tanti infatti gli imprenditori che si trovano costretti a ridurre la produzione o addirittura a frenarla perchè stremati dall’aumento dei costi di gestione o anche semplicemente dal caro bollette.
Proprio per questo di fronte a un quadro di questo tipo molti si augurano possano esserci misure incisive da parte del neo Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Sin dalla campagna elettorale, infatti, lei si era disposta a intervenire mettendo in atto una serie di politiche volte a incentivare il lavoro e, di conseguenza, anche le assunzioni. Sarà davvero così?
L’indennità può essere ridimensionata?
Una delle misure che Meloni sembra avere in mente è la revisione del reddito di cittadinanza, almeno per come è stato adottato fino a oggi. Dare un aiuto a chi non riesce a trovare lavoro è certamente importante, ma questo non deve essere percepito come uno strumento che spinge a rifiutare eventuali offerte di lavoro perché ritenute poco allettante.
Non è escluso però che il Presidente del Consiglio possa intervenire anche sulla NASpi, anzi questa sembra essere una delle mosse che lei potrebbe prendere presto in considerazione.
L’Esecutivo potrebbe infatti arrivare a tagliare il periodo di fruizione dell’indennità. Chi la percepisce oggi può riceverla per la metà dei periodi lavorati negli ultimi quattro anni, quindi per un massimo di 24 mesi.
Alcuni degli esponenti della maggioranza, secondo quanto riporta Repubblica, riterrebbero che la NASpi così come è pensata attualmente, sarebbe un disincentivo a cercare un nuovo impiego, un po’ come accadrebbe per il reddito di cittadinanza. Sulla base di quanto trapela, si potrebbe pensare non spetterebbe più per la metà dei mesi lavorati nel quadriennio precedente, bensì per il 40% o persino il 30%.
E’ possibile fare così un esempio concreto per capire la portata del cambiamento: chi ha lavorato per dodici mesi e non ha ottenuto il rinnovo del contratto prenderebbe l’indennizzo solo per tre o quattro mesi.