È stato appena eletto il governo Meloni e già si parla di salutare definitivamente il reddito di cittadinanza. Al suo posto entrerà quello di sussistenza. Ma i tempi sono molto stretti. Ecco quello che sta succedendo.
Non è mistero che uno dei punti sui quali si concentrerà nei primi mesi di lavoro il governo Meloni è sicuramente l’abolizione o perlomeno la revisione del reddito di cittadinanza. La misura inserita qualche tempo fa dal governo Cinque stelle è stata da sempre al centro di accese polemiche.
Ecco come dovrebbe cambiare il Reddito di Cittadinanza
L’idea del governo è quella di rivedere la platea dei beneficiari e soprattutto le modalità di erogazione del contributo economico che ha fatto felici milioni di italiani, ma che, a detta degli imprenditori soprattutto del mondo della ristorazione e delle attività turistiche, ha creato un deficit di forza lavoro per le piccole e medie imprese.
Innanzitutto il reddito non verrà più gestito dallo Stato attraverso l’Inps, ma direttamente dai Comuni poiché considerati più a diretto contatto con i possibili precettori. Il nuovo reddito si chiamerà Reddito di Sussistenza, ma la misura è ancora solo un’idea da scrivere e realizzare.
I tempi, infatti, sono strettissimi poiché già entro la fine di questo mese il governo dovrà inviare la legge di bilancio 2023 a Bruxelles. Ecco perché molto probabilmente la revisione del sussidio economico avverrà solamente nel prossimo anno, durante il 2024. Il contributo sarà destinato quasi sicuramente a soggetti appartenenti a nuclei familiari che comunque presentino problemi oggettivi per essere inseriti nel mondo lavorativo.
I Comuni valuteranno le singole richieste anche in base alla possibilità di occupazione
Ecco perché il nuovo governo ha deciso di puntare più su aiuti per spingere l’occupazione verso una crescita sostanziale. L’Inps, dunque, non sarà più l’ente accreditato per erogare il contributo, ma sarà il Comune che gestirà le richieste dei singoli soggetti valutandone l’effettivo disagio.
Ad oggi sono quasi 4 milioni i precettori, di cui la maggior parte risiedente al sud. Ma è già chiaro che dal prossimo anno c’è la ferma volontà di confermare il fatto che al primo rifiuto di un’offerta di lavoro, si perderà automaticamente l’assegno.
Da una stima è emerso che ad oggi quasi 700.000 italiani possono trovare occupazione. Sono questi, infatti, i soggetti ai quali verrà eliminato per poter investire su progetti formativi ed includerli nel mondo del lavoro. Ci sarà, comunque da aspettare il prossimo anno poiché ad oggi è ancora tutto da definire.