Del resto, stiamo imparando in questi mesi che anche la guerra in Ucraina si svolge attraverso la tecnologia e i social network
I criminali comuni, economici e persino di guerra si muovono sempre di più su internet, sui social e sulle applicazioni. Le strategie per colpire i nemici e crearsi ingiusti e illeciti profitti sono sempre più sofisticate. L’ultima minaccia corre su WhatsApp e mette a rischio tutti noi.
Del resto, stiamo imparando in questi mesi che anche la guerra in Ucraina si svolge attraverso la tecnologia e i social network. E’ delle ultime ore la notizia secondo cui la Russia ha inserito Meta – la società a cui fanno capo Facebook, Whatsapp e Instagram – nella sua lista di organizzazioni “terroristiche ed estremiste”. Si apre così la possibilità di rafforzare i procedimenti legali contro gli utenti di Facebook, Whatsapp e Instagram nel Paese. A marzo Meta è stata dichiarata organizzazione “estremista” da un tribunale russo e Instagram e Facebook erano stati bloccati.
Meta, la società madre di Facebook, Instagram, Whatsapp e Messenger, secondo Mosca, è un’organizzazione “terrorista ed estremista”. Secondo Interfax, a prendere la decisione è stato il Rosfinmonitoring, servizio federale di monitoraggio finanziario russo. In base a questa scelta gli utenti russi della piattaforma sono esposti ad azioni legali. Insieme a Meta, anche anche Vesna, movimento russo che si batte contro la guerra, è stato inserito nell’elenco delle organizzazioni coinvolte nel terrorismo e nell’estremismo.
A marzo il regolatore tecnologico russo aveva bloccato l’accesso a Facebook, accusando la piattaforma di “discriminazione” e affermando che aveva limitato l’accesso degli utenti a testate giornalistiche sostenute dal governo come Sputnik e Russia Today. A giugno un tribunale di Mosca aveva respinto il ricorso presentato da Meta.
La nuova minaccia su WhatsApp
I ricercatori di Kaspersky hanno scoperto due versioni non ufficiali di WhatsApp, “YoWhatsApp” e “WhatsApp Plus”, che in realtà nascondono un virus, capace di rubare le chiavi di accesso alla piattaforma. Le app sono pubblicizzate come versioni che hanno funzionalità assenti in quella ufficiale, entrambe solo per Android.
YoWhatsApp è una piattaforma davvero funzionante, che consente di personalizzare l’interfaccia o bloccare l’accesso alle singole chat. Nel momento in cui chiede l’autorizzazione alle informazioni sullo smartphone, al primo accesso, viene però in possesso della lettura di alcuni contenuti, come gli sms.
“Per utilizzarla – scrivono i ricercatori – gli utenti devono accedere al proprio account dell’app legittima. Tuttavia, insieme a tutte le nuove funzionalità, ricevono anche il Trojan Triada. Dopo aver infettato la vittima, gli aggressori scaricano ed eseguono virus dannosi sul dispositivo, oltre a impossessarsi delle chiavi dell’account sull’app ufficiale di WhatsApp. Insieme alle autorizzazioni necessarie per il corretto funzionamento di WhatsApp, questo dà loro la possibilità di rubare account e ottenere denaro dalle vittime iscrivendole ad abbonamenti a pagamento di cui non sono nemmeno a conoscenza“.
Anche WhatsApp Plus integra lo stesso payload malevolo: Triada trojan. L’app viene sponsorizzata su Vidmate, una piattaforma video legittima, dove però non c’è il controllo dovuto per attività del genere. Da qui, si diffondono direttamente i file di installazione, così che i criminali siano liberi di inserire al loro interno qualsiasi tipo di software dannoso. Secondo Kaspersky, negli ultimi due mesi sono stati presi di mira più di 3.600 utenti.